Roma, 27 dicembre 2018 – Due importanti eventi hanno segnato il 40° del Servizio Sanitario Nazionale.
Il primo, presso il Ministero della Salute, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e del Ministro della Salute Giulia Grillo, il 12 dicembre; il secondo, il 14 dicembre successivo, presso l’Istituto Superiore di Sanità. Ad ambedue SIMSPe ha partecipato con la presenza del Presidente.
Al Ministero della Salute sono state rese testimonianze di attori della Sanità Pubblica, tutti protagonisti del SSN: Paola Arcadi, infermiera; Fabio Bernagozzi, volontario 118; Anna Rita Cosso, rappresentante delle associazioni di pazienti; Alberto Mantovani, ricercatore; Roberto Mezzina, dirigente DSM; Italo Paolini, medico di medicina generale; Nunzia Verde, medico specializzando. Ha fatto seguito l’intervento del Ministro Giulia Grillo ed il saluto finale del Capo dello Stato, che ha sottolineato il significato e l’importanza della giornata.
Il successivo 14 dicembre, per lo stesso evento commemorativo, presso l’Istituto Superiore di Sanità è stato presentato il volume “1978-2018. Quarant’anni di scienza e sanità pubblica”
Presente anche in questa occasione una qualificata rappresentanza istituzionale; dopo l’intervento del Presidente Ricciardi, del quale abbiamo registrato con dispiacere le recenti dimissioni, si sono alternati gli autori delle varie parti del volume che ha ripercorso la storia della sanità pubblica italiana degli ultimi 40 anni, da quel 1978 che ha visto emanate le tre leggi più importanti e significative della sanità pubblica italiana: la 180, la 194 e la 833, rispettivamente l’abolizione dell’istituzione manicomiale e la nascita della psichiatria territoriale, la tutela della maternità e la fine degli aborti clandestini, l’istituzione del SSN. In questa cornice è stata presentata la complessa attività dell’Istituto, prestigioso centro di ricerca di rilievo internazionale in tutti i settori della sanità.
È naturale che non possiamo non esprimere una riflessione anche noi.
Siamo stati gli ultimi arrivati, dopo trenta anni di assoluta chiusura e neppure, forse, con entusiasmo. La precedente collocazione del servizio, nell’ambito della Giustizia, era interesse dei più, ma era il nostro ruolo di operatori sanitari? Ed in un mondo complesso come quello della privazione della libertà, elemento scatenante di patologia e non solo di disagio mentale, avremmo resistito alle trasformazioni profonde che hanno investito l’attività sanitaria negli ultimi anni?
Sono passati dieci anni e la medicina penitenziaria è ancora sospesa in un limbo; non ha trovato una sua corretta dimensione nell’ambito delle reti aziendali. Ci domandiamo ancora cosa siamo, giochiamo al ribasso, cerchiamo una posizione che non sia di conflitto.
Credo che dobbiamo finalmente avere coraggio. Quel coraggio che abbiamo dimostrato con i tanti lavori di ricerca in infettivologia, oggi anche in psichiatria, sulle donne detenute e sul loro mondo particolare, sui minori. La forza della cultura, la forza della ricerca, la forza dell’impegno scientifico e della formazione, della quale siamo attori privilegiati in questo segmento di sanità pubblica che agisce in mondo confinato: per i detenuti.
Chiediamo di essere identificati: la medicina penitenziaria non può essere considerata un ambulatorio più o meno attrezzato, più o meno esteso nella giornata per le sue attività. Il Presidio sanitario aziendale presso le strutture penitenziarie per adulti e minori non può che essere considerato una Unità Operativa dell’Azienda, con tutto ciò che ne consegue, ed in particolare per chi ne ha responsabilità di direzione, innanzitutto verso l’utenza e la stessa Azienda Sanitaria.
È necessario che il rapporto con la Giustizia si sviluppi in binari paralleli di rispetto e condivisione delle finalità istituzionali, che se divergenti su taluni aspetti tecnici, sono comunque convergenti nel rispetto della vita e della dignità dell’uomo, nel rispetto e nella conservazione del bene salute.
E dobbiamo guardare il domani, quando ci saranno altri al nostro posto. Noi, forse, abbiamo tracciato una parte di storia; ma dobbiamo trasmettere passione e formare chi ci dovrà sostituire. E tutto questo ha un solo significato ed un solo strumento operativo: essere integrati in maniera piena e paritaria nelle Aziende Sanitarie del territorio, con dignità dei ruoli di tutti gli operatori, affinchè tutti si sentano paritari ai colleghi degli altri servizi territoriali.
Mi auguro che questa ricorrenza possa essere realmente un momento di svolta, dopo tanta strada fatta in un decennio.
Auguri a tutti noi, con l’occasione delle Festività e dei 40 anni di quel SSN cui siamo finalmente approdati.
Luciano Lucanìa