La Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, come espresso nel suo atto costitutivo, indirizza la sua azione allo studio ed alla soluzione dei problemi del settore penitenziario. E’ voce che raccoglie dall’interno ed all’esterno le sbarre dei penitenziari italiani, operatori sanitari ed esperti universitari di più discipline (mediche e non) attinenti questo mondo non più isolato, per discutere e proporre soluzioni ai problemi del settore.
La SIMSPe aveva già scritto all’On. Ministro ed alle altre Autorità Politiche ed Istituzionali nello scorso novembre:
“La ventilata notizia di una decurtazione di fondi incidente sul cap. 1764 – “Assistenza sanitaria ai detenuti “ nell’ambito dei risparmi programmati sulla spesa pubblica dalla corrente legge finanziaria 2007 ci spinge non solo a nome della SIMSPe , unica Società Scientifica che si interessa delle problematiche sanitarie del penitenziario, ma soprattutto a nome dei nostri “utenti” a rivolgerci a Lei, quale Guardasigilli e garante del diritto all’interno degli Istituti Penitenziari italiani.
E quindi anche del “diritto alla salute” dei detenuti che significa, oltre alle “normali” attività sanitarie di diagnosi e cura, anche igiene degli ambienti, controllo sanitario del lavoro penitenziario, attività sanitarie di prevenzione, oltre che funzioni di assistenza per il Corpo di Polizia Penitenziaria.
Vogliamo che Ella sappia come il recente provvedimento di indulto ed il conseguente deflazionamento delle carceri ha solo riportato una realtà di assistenza sanitaria in sofferenza per cronica carenza di fondi ad una iniziale fase di normalità, premessa indispensabile per avviare quel salto di qualità che poi consenta una adeguata integrazione di questo settore al SSN. “Tagliare” oggi, significa fare passi indietro. Vogliamo che Ella sappia che il carcere non è solo numero grezzo di persone rinchiuse. Carcere è nuovi giunti, dimessi, trasferiti, assegnati. E’ cioè una umanità sofferente ed in movimento. Se ieri vi erano 65.000 ristretti, il movimento annuale era calcolato in oltre 100.000 passaggi; oggi il movimento annuo potrà essere calcolato in oltre 60.000 tra presenze e passaggi dal carcere. Ebbene, ognuno di questi richiede un’attività sanitaria, ed in ogni Istituto Penitenziario del paese, ed in qualsiasi momento della giornata.
Le emergenze di sempre: la tossicodipendenza, il disagio mentale, i suicidi, le malattie infettive, non sono scomparse; continuano a richiedere l’impegno e la passione degli operatori sanitari.”
Ebbene, nessun appello è stato ascoltato, ed oggi la limitatezza delle risorse, mai così scarse negli ultimi quindici anni, provoca uno stato di assoluto disagio e potrebbe essere, nonostante l’impegno quotidiano ed ininterrotto degli operatori, fonte di gravi problematiche anche sociosanitarie. L’invito a reintegrare i fondi di bilancio per la sanità in carcere oggi è più di un grido di allarme o di dolore. Non possiamo credere al silenzio delle Istituzioni, per uno sforzo marginale nel complesso del bilancio statale, finalizzato a sostenere un servizio sociale di tale importanza e significato.
Chiediamo all’On.Ministro, agli On. Sottosegretari, al Sig. Capo del Dipartimento, a nome di tutte le componenti della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria – medici, infermieri, tecnici sanitari, psicologi – e con fermezza, un’azione decisa per rifinanziare la sanità penitenziaria, quale segno di attenzione per gli “utenti” di questo particolare servizio sanitario e di rispetto per quegli operatori sanitari, che nella sanità in carcere hanno creduto come scelta professionale e missione sociale.
Il Consiglio direttivo Simspe-Onlus
08/02/2007