Sono suicidi per disperazione quelli che stanno avvenendo nelle carceri italiani, dove il trend è in crescita da qualche anno: Giulio Starnini, come ex presidente della Simspe (la società italiana di sanità e medicina previdenziali) commenta così le morti di oggi nei penitenziari italiani. “Siamo in un periodo di transizione – spiega il medico – in cui il passaggio all’interno del servizio sanitario nazionale della sanità carceraria non è stato ancora completato”. In questo modo i detenuti, in istituti di pena sempre più affollati, si sono trovati senza quell’assistenza psicologica fondamentale per affrontare un momento così duro come la detenzione, per di più in celle troppo piene. “Ma non ho mai creduto che i suicidi in carcere fossero attribuibili a malattie mentali, quanto – ha aggiunto – appunto, alla disperazione assoluta”. Del resto, spiega, alcuni suicidi avvengono proprio nelle prime fasi della detenzione. In sostanza il bisogno estremo di un sostegno psicologico, legato al momento, “non trova risposta in un contesto che amplifica proprio l’abbandono di ogni speranza”.