Roma, 25 Novembre 2016 – Il fenomeno della violenza di genere, tristemente sempre meno fenomenico, esistente da sempre nella nostra come in altre società, tende ad essere percepito, dalla sensibilità contemporanea, come particolarmente abietto e fonte di severa riprovazione, soprattutto quando la vittimizzazione avviene all’interno delle mura domestiche e ad opera del partner intimo. A ciò ha fatto riscontro in vari Paesi, a livello sia scientifico sia legislativo, una crescita di attenzione verso il problema, con iniziative di studio e ricerca, per tentare di comprendere ed affrontare il fenomeno nei suoi vari momenti.
Il confronto con altri Paesi della UE ha posto in evidenza come la pena detentiva del carnefice, se non affiancata da un intervento terapeutico mirato, è destinata, quasi sicuramente, solo a posticipare il problema, che si riproporrà nelle sue forme più gravi non appena il detenuto verrà rilasciato.
La Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria si propone quale interlocutore possibile per lo sviluppo di una strategia di rete integrata, che dai luoghi dell’esecuzione penale, consenta l’elaborazione di mirati progetti di reinclusione volti ad allontanare i rischi della recidiva specifica e di una nuova vittimizzazione.
All’interno della nostra società inoltre, la nascita di ROSE sancisce l’esigenza di approfondire la medicina di genere come strumento di appropriatezza clinica, principio di equità delle cure per i bisogni di salute della donna e dell’uomo in ambito penitenziario. La violenza di genere si declina in tanti modi e la tutela della salute fisica e mentale, riconoscendo e rispettando le differenze individuali, rappresenta di per sé un’azione di salute pubblica e doverosa civiltà.
Un impegno costante e duraturo, che ci renda partecipi ogni giorno dell’anno ad esprimere il nostro “NO” con azioni concrete ed efficaci.
Elena Rastrelli – Resp. ROSE
Alfredo De Risio – Segretario Generale SIMSPe