Viterbo, 11 ottobre 2014 – L’epidemia di malattia da virus Ebola (EVD) in corso da dicembre 2013 in Africa occidentale desta allarme in tutto il mondo.
Il numero totale di casi (probabili e confermati) aggiornato al 10 Ottobre 2014 è di 8.470 di cui 4.076 deceduti, con una mortalità del 48%. I paesi colpiti sono Liberia (4.076 casi), Sierra Leone (2.950) e Guinea (1.350), con casi d’importazione fino ad oggi controllati in Nigeria (20), Senegal (1), Spagna (1) e Stati Uniti (1). In Congo sono segnalati 71 casi con 43 decessi, ma causati da un ceppo virale non correlabile a quello dell’epidemia principale e con diffusione prevalentemente rurale. L’epidemia da virus Ebola, seppur apparentemente lontana dall’Italia, protetta da un attento sistema di sorveglianza, potrebbe interessare anche un sistema chiuso e particolarmente a rischio come quello penitenziario.
SIMSPe-onlus, in qualità di organismo tecnico di Medicina e Sanità Penitenziaria, segnala la necessità di non farsi trovare impreparati di fronte ad un potenziale e gravissimo rischio infettivo.
APPARE MANDATORIO CHE:
A) L’AREA SANITARIA DI OGNI ISTITUTO PENITENZIARIO CONDIVIDA CON LA DIREZIONE SANITARIA DELL’AZIENDA TERRITORIALE OD OSPEDALIERA DI APPARTENENZA, UN PROTOCOLLO OPERATIVO LOCALE POSSIBILMENTE ADEGUATO ALLE SEGUENTI RACCOMANDAZIONI:
– che sia contestualizzato alla situazione specifica di ciascun Istituto Penitenziario e che contenga la precisa individuazione di luoghi idonei, percorsi e responsabilità;
– che sia reso disponibile un luogo accessibile con una sufficiente scorta dedicata di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), almeno per la gestione di 2-3 eventuali casi;
– che il documento finale venga divulgato capillarmente tra tutti gli operatori sanitari ed il personale di Polizia Penitenziaria;
– che siano previsti per tutti gli operatori penitenziari, incontri formativi sul protocollo, comprensivi di simulazione pratica, in special modo riguardo alla vestizione/svestizione dei DPI.
B) TUTTI I MEDICI OPERANTI IN ISTITUTI PENITENZIARI, IN PARTICOLARE QUELLI CHE SI OCCUPANO DELLE VISITE DI PRIMO INGRESSO:
– richiedano nel corso della visita il tempo di permanenza in Italia prima dell’arresto, identificando coloro che vi sono giunti da meno di 21 giorni;
– richiedano il percorso geografico effettuato prima dell’arresto (la domanda chiave dovrà essere: “In quanti e quali paesi è stato nel corso delle ultime tre settimane?”);
– identifichino se il detenuto nuovo giunto, nell’arco dei precedenti 21 giorni, provenga da (o abbia transitato in) uno dei seguenti paesi africani interessati dall’epidemia: LIBERIA, SIERRA LEONE, GUINEA, CONGO, NIGERIA, SENEGAL, ovvero con questi confinanti: GAMBIA, GUINEA-BISSAU, MALI, COSTA D’AVORIO, GHANA, BURKINA FASO, TOGO, BENIN;
– conoscano nel dettaglio il motivo del reato per cui il nuovo giunto entra in carcere (rischio elevato se corriere della droga).
– Visitino il paziente ponendo particolare attenzione alla presenza di febbre >38°C e/o a storia di febbre nelle ultime 24 ore, eventualmente accompagnata da cefalea, mal di gola, diarrea, vomito, malessere generale;
– IN CASO DI SOSPETTO (PROVENIENZA SOSPETTA + SINTOMI CLINICI EVIDENTI), IL MEDICO PENITENZIARIO CHE LO OSSERVA DOVRA’:
— attivare immediatamente il protocollo diagnostico previsto per Ebola nella propria Regione;
— porre in essere le misure precauzionali per l’isolamento da contatto;
— richiedere l’immediato intervento dello Specialista Infettivologo per la conferma o meno del caso sospetto;
— provvedere, in caso di conferma, all’invio tramite ambulanza presso la più vicina U.O. di Malattie Infettive;
— in assenza o in caso di non reperibilità dello specialista, il medico presente nell’Istituto provvederà, tramite accordi immediati con la più vicina U.O. di Malattie Infettive, all’invio in ambulanza del paziente presso la stessa.
SI RACCOMANDA DI CONSULTARE REGOLARMENTE LE CIRCOLARI SULL’ARGOMENTO DEL MINISTERO DELLA SALUTE