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A conclusione dell’evento tenutosi il 4 Ottobre 2016 c/o la CR Opera di Milano, alcune riflessioni sul progetto INSIEME
Milano, 9 Ottobre 2016 – L’Evento formativo tenutosi presso la CR di Milano Opera il 4 ottobre scorso è tappa del Progetto nazionale INSIEME – La Salute Mentale in carcere, promosso dalla Società Italiana di Psichiatria, dalla Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze e dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria. Con l’autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il medesimo Evento è ripetuto in 5 istituti di Italia ed è l’occasione per la presentare il nuovo PDTA (“Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale”) dedicato alle persone detenute affette da disturbo mentale.
La patologia psichiatrica riguarda 1 detenuto su 7, l’abuso di sostanze interessa il 10-50% dei detenuti, il suicidio resta una delle prime cause di morte in carcere. Questi sono i numeri internazionali -purtroppo l’Italia manca di dati epidemiologici propri- ma si ritengono validi anche per il nostro Paese. Il peso che la detenzione ha sul manifestarsi della malattia non è noto ma è certo che la strutturazione di interventi di cura multidisciplinari ed il miglioramento delle condizioni sociali all’interno degli Istituti contribuiscono in modo significativo alla riduzione del disagio. Il carcere è sì un amplificatore di malattia ma è anche un setting ideale per la presa in carico condivisa. In questo senso durante l’incontro più volte si è ripetuto che le persone detenute devono disporre delle medesime opportunità di cura delle quali godono i pazienti al di fuori dei penitenziari e che il modello basato sulla continuità deve essere quello utilizzato. Fil rouge della giornata è stata quindi l’idea che lavorare in carcere significhi contribuire attivamente alla politica sociale e sanitaria del Paese.
Il progetto INSIEME mira ad aprire un nuovo punto di vista per la psichiatria penitenziaria italiana. Il fatto che all’Evento fossero seduti accanto medici, psicologi, infermieri, agenti della polizia penitenziaria, volontari, educatori, operatori del carcere ed operatori esterni al carcere è indicativo di un coinvolgimento corale e motivato che apre la strada al cambiamento culturale per il quale da anni si lavora.