25 settembre 2010
Assistenza sanitaria a rischio estinzione nel carcere di San Sebastiano. Medici di guardia, sanitari incaricati, specialisti e infermieri sanno di poter assistere i detenuti fino al 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2011 non hanno certezze sul loro ruolo all’interno degli istituti penitenziari. In pratica, non è chiaro se il Ministero metterà a disposizione della Regione i soldi necessari per finanziare l’attività sanitaria al servizio dei detenuti. L’incertezza è un effetto collaterale del passaggio della sanità penitenziaria dalle mani del Ministero a quello delle Regioni e quindi delle Asl. “In questo momento persiste una situazione di stallo preoccupante”, commenta Marco Puggioni, segretario regionale della Simspe (Società italiana di medicina e sanità penitenziaria onlus), e medico carcerario con esperienza ventennale.
“La Commissione regionale ha subordinato l’approvazione del passaggio di competenze ad alcune condizioni che dovranno essere ora valutate dalla commissione paritetica Governo-Regione, e siamo in attesa di risposte. Al momento non esiste nessuna certezza sul futuro della sanità penitenziaria in Sardegna”, continua Puggioni.
“Se prima della fine dell’anno non dovessero arrivare notizie rassicuranti, è possibile che il 2011 sarà per le carceri sarde un anno senza assistenza medica”. Il dilemma riguarda circa duecento cinquanta operatori sanitari (fra medici e infermieri) in tutta l’Isola, ma la situazione è più tesa nel carcere sassarese di San Sebastiano.
Senza lo stanziamento finanziario necessario, non ci potrà essere assistenza. La svolta decisiva per stemperare gli animi e programmare con sicurezza l’attività anche per gli anni a venire, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni: “Per la prossima settimana aspettiamo una nota della Commissione paritetica con cui sarà data risposta alle condizioni avanzate dalla commissione regionale”, spiega il consigliere regionale del Pdl, Nanni Campus, relatore designato per l’esposizione al Consiglio regionale della Sardegna della direttiva con cui l’assemblea dovrà decidere se accogliere o meno la norma nazionale. “Le condizioni sono che lo Stato garantisca anche per gli anni a venire i finanziamenti necessari al funzionamento del sistema sanitario penitenziario”.